Nonostante Terni sbandieri fin dalle celebrazioni per il centenario delle sue famose acciaierie, negli anni ottanta del XX secolo, un forte orgoglio per le proprie origini industriali e operaie, nonostante le pie intenzioni di tante amministrazioni comunali che si sono succedute nella espressione dell’intenzione di realizzare un museo dell’archeologia industriale e della salvaguardia dei pregevolissimi siti industriali dismessi, nonostante sia addirittura sede fisica di prestigiose organizzazioni internazionali che si occupano di salvaguardia del patrimonio di archeologia industriale, organizzatrici di convegni internazinali in materia … nonostante tutte queste belle premesse, riesce a salvaguardare proprio pochino del suo patrimonio che continua a cadere vittima del disinteresse e della speculazione edilizia.
Il sacco di Palermo figlio delle amministrazioni Ciancimino ha fatto scuola, all’intero Paese, del patrimonio culturale e paesaggistico in realtà continua a non interessare quasi nulla a nessuno, si marcia spediti verso la consegna alle generazioni future di città brutte con periferie bruttissime, e per giunta senza memoria, poi con lo snobismo tipico di chi fa lo speculatore ma va regolarmente a messa ci si chiede come mai le giovani generazioni vengano su senza valori. Ma chi glieli trasmetterebbe poi questi mitici valori?
Ecco cosa resta ormai, anche dopo le ultime picconate dei giorni scorsi della centrale dello Jutificio Centurini di Terni, ancora incuria, distruzione, cemento.