Terni. A tre settimane dallo svuotamento del magazzino dei reperti di archeologia industriale

Terni. A tre settimane dallo svuotamento del magazzino dei reperti di archeologia industriale

Il materiale come fotografato il 21/07/2012

Dopo la visita dei ladri nel magazzino di Papigno nel quale il Comune, più o meno consapevolmente (ancosa non si sa) “conservava” prezioso macchinario delle aziende ottocentesche, insieme ad altro più recente, negativi fotografici e reperti lapidei anche di rilevanza archeologica, dopo una settimana nessun responsabile si era preoccupato di chiudere tutti i cancelli. A tre settimane dal furto che ha in un colpo quasi azzerato il patrimonio museale che era stato accumulato con pazienza, numerosi cittadini ci segnalano che l’area è ancora accessibile a chiunque, a causa della recinzione divelta in più punti.

 

 

Come se non bastasse nessuno si è minimamente preoccupato di mettere un po’ di utile e rispettoso ordine nel materiale proveniente dal Poligrafico Alterocca che si trova ancora indegnamente spalmato sul pavimento del magazzino, abilmente mischiato a tegoloni in frantumi ed elementi marmorei, in un crudele caos. Nella giornata di sabato 21 luglio ci sono pervenute alcune fotografie, scattate nella stessa data, dei cliquè del Poligrafico Alterocca gettati all’esterno del capannone prima della sua chiusura, e dimenticati lì, in attesa di qualcuno che li prelevasse o di una pioggia che li deteriorasse per sempre. A questo punto le ipotesi sono due, o non importa nulla a nessuno tranne a noi, il che potrebbe voler dire che potremmo cominciare a soffrire, precocemente, di fissazioni tipiche dell’età senile, o gli amministratori che dovrebbero avere la responsabilità di questo patrimonio pubblico, gestito in nome e per conto dei cittadini, vanno messi rapidamente davanti alle loro macroscopiche responsabilità. Forse si confidava in un rapido oblio degli eventi, nel clima vacanziero o più probabilmente nel calciomercato della squadra cittadina!

 

Le lastre del Poligrafico Alterocca rinvenute all’aperto.

Uno dei numerosi varchi ancora presenti nella recinzione dell’area.

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