Río Tinto, nella regione spagnola dell’Andalusia, oltre ad essere stata la più grande miniera di rame a cielo aperto d’Europa è una delle zone estrattive e metallurgiche più antiche del mondo, dal momento che i primi tentativi di sfruttamento risalgono a ben 5.000 anni fa, nel periodo Calcolitico. La coltivazione moderna su scala industriale prese avvio nel 1873 quando lo stato spagnolo decise di concedere in gestione il sito alla holding britannica The Rio Tinto Company Limited. Immediatamente i nuovi investitori, legati alla banca N M Rothschild & Sons Limited, iniziarono a modernizzare gli impianti, realizzando una ferrovia per raggiungere il porto di Huelva, 80 chilometri a sud dove fu costruito un molo di 1.165 m che consentiva il trasporto diretto. Questo sistema, utilizzato dal 1875 al 1975, si aggiungeva ai 300 km di strada ferrata presenti all’interno del complesso e vide nel corso della sua vita operativa l’impiego di 143 locomotive a vapore, per lo più di costruzione britannica, 7 motori elettrici, 1.300 vagoni merci e 40 carrozze passeggeri. A livello impiantistico erano presenti anche una officina per la produzione di acido solforico ed una fonderia Bessemer, che utilizzava il primo primo processo industriale economico per la produzione di acciaio dalla ghisa fusa prima dello sviluppo del forno Martin-Siemens. Il calo dei prezzi, la concorrenza di nuovi mercati e l’emergere di nuovi materiali alternativi come le fibre ottiche ridurranno progressivamente l’attività mineraria nell’area. Questo declino avrà il suo apice con chiusura dell’estrazione del rame nel 1986 e delle resto dei minerali nel 2001. Nel 1985 la proprietaria Río Tinto Minera S.A. propose la creazione di una fondazione dedicata a Río Tinto ed di un parco minerario, divenute realtà nel 1987 con la creazione della Fondazione Río Tinto per la storia dell’estrazione mineraria e della metallurgia, mentre nel 2015 la Emed Tartessus, attuale Atalaya Mining, ha rimesso in funzione una parte di Rio Tinto per ottenere concentrato di rame. Oggi un treno turistico riutilizza 12 km di un tratto restaurato della linea, rievocando l’enorme importanza di questa ferrovia per lo sviluppo della miniera e conducendo i visitatori all’enorme scavo di Corta Atalaya, 350 m di profondità e 1.200 m per 900 m di estensione. Qui l’uomo lavorava fin dall’antichità, come dimostrato da una ruota idraulica di epoca romana, oggi parte del museo minerario che si trova nell’ex ospedale della vicina comunità mineraria, costruito nel 1925 dall’architetto britannico R. H. Morgan, che forniva assistenza medica sia ai dipendenti della Riotinto Company che ai residenti dell’intera regione. In mostra anche una lussuosa carrozza ferroviaria utilizzata per una visita dal re Alfonso XIII, mentre lo stile di vita degli lavoratori inglese è ben visibile nella casa in stile vittoriano n. 21, situata in una zona residenziale della fine del XIX secolo chiamata Bellavista, costruita appositamente per il personale britannico.