Le “Marcite” di Norcia sono prati perennemente irrigui, strettamente connessi a fenomeni idrogeologici sotterranei, falde acquifere che affiorano in superficie in una miriade di rigagnoli. La temperatura delle acque affioranti si mantiene attorno agli 11 gradi e grazie a queste particolari condizioni, le marcite permettevano di ottenere fino ad una decina di sfalci all’anno di fieno. Nel V-VI sec. d.C., i monaci dell’Ordine di S. Benedetto posero in opera i primi sistemi per la realizzazione della rete dei canali e delle chiuse per regimentare l’acqua e per consentire l’allagamento dei prati palustri consistenti in cotica erbosa molto compatta e profonda, con loglietto, ventolana, ranuncolo, dente di leone (soffione) ed altre specie caratteristiche dei suoli umidi. Le marcite sono tra le aree individuate nel corso degli anni settanta come uno dei biotopi più particolari d’Italia ma nonostante questo per molto tempo sono state semiabbandonate, ma ora è in corso un’opera di risanamento ambientale e idraulico. I mulini delle marcite sono del tipo orizzontale con una ruota motrice orizzontale, a pale o a cucchiai situata in un vano seminterrato all’interno del mulino, ed un albero verticale che attraversa una macina fissa trasmettendo direttamente il moto ad una macina superiore. Questi opifici erano azionati dall’acqua proveniente da un canale di derivazione per cui si trovavano soprattutto lungo il corso di piccoli torrenti e attraverso una serie di opere di intercettazione e di derivazione l’acqua era fatta convogliare in una vasca di raccolta, che aveva la funzione di creare energia idraulica quando la portata del torrente non era sufficiente. Presso il sito delle marcite era possibile rilevare l’esistenza di otto mulini, tuttavia il percorso di valorizzazione e salvaguardia riguarda sei impianti:
- Il Mulino Viola, che prelevava attingeva l’acqua dal fiume Sordo, fu costruito nel XIII-XIV sec.. attualmente allo stato di rudere. Purtroppo tutti gli utensili ed i macchinari usati per la macinazione sono scomparsi e la vegetazione che lo ricopre ne rende impossibile un’adeguata lettura di volumi e spazi.
- Il Mulino Lanzi, inserito nel progetto dell’Ecomuseo delle marcite, risale al XIII–XIV sec. ed è stato interamente ristrutturato. All’interno è organizzato su due piani con un piano seminterrato con volte a botte.
- Il Mulino Petrini, attualmente allo stato un rudere, risale al XIII–XVI sec. e al suo interno sono ancora custodite le macine utilizzate nel mulino stesso.
- Il Mulino Amici recentemente ristrutturato, risale al XIII–XVI sec. ed è articola su più corpi di fabbrica che gli conferiscono la forma di una T. Enche questo mulino è a due piani ed ha due vani al piano interrato e quattro al piano terra.
- Il Mulino De Sanctis–Naticchioni, ristrutturato, risale al XIII–XIV sec e si sviluppa su due piani di cui uno seminterrato che sarà destinato ad attività didattiche.
- Il Mulino Cecconi risale al XIII–XIV sec. ed è attualmente un Museo di Arte Molitoria. L’edificio ha forma squadrata e si sviluppa su due piani con rinforzi nelle mura perimetrali; all’interno oltre a poter ammirare i meccanismi della macinazione ancora perfettamente funzionanti, grazie a pannelli, attrezzi ed illustrazioni, si può ripercorrere la storia dei mulini e dei mugnai della Valnerina.