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La macchina del fuoco

La macchina del fuoco

LA FORNACE DI AGROPOLI: UN MONUMENTO AL LAVORO RACCONTATO NELL’AMBITO DI UNA MOSTRA DIDATTICA

Segnalibro 40x170 La Macchina del Fuoco

La Fornace di Campamento è un raro esempio di archeologia industriale che dal 7 agosto 2011, con un atto formale, la delibera n. 58 di Consiglio Comunale, è entrata ufficialmente a far parte del patrimonio comunale della città di Agropoli e, dall’aprile 2011, rientra nella lista dei Beni di rilevanza nazionale e dei beni vincolati dallo Stato.

La mostra prevista dal 19 aprile 2012, scandisce le tappe di cento anni di fuoco e fatica: nel raccontare vicende personali e trascorsi storici, le immagini dei luoghi, così come li conosciamo oggi, si alternano a quelle, ancora virtuali, di come questi luoghi sono immaginati nel domani. Riqualificato e restituito alla pubblica fruizione come spazio espositivo, aperto ai temi della nostra storia più recente, tutto lo spazio appartenuto allo stabilimento, si riappropria della dignità che gli apparteneva, con la fierezza che tutti i monumenti al lavoro sanno esprimere.

Un’altra tappa, questa, dell’importante percorso che da cinque anni ha avviato l’amministrazione Alfieri che, con l’acquisto della fornace, ha completato il suo caparbio e consapevole recupero dei beni culturali della cittadina costiera.

progetto fornace

Il sindaco con grande orgoglio ha precisato i motivi prima del suo acquisto e poi della volontà di recuperarne l’immagine, attraverso il progetto elaborato dall’architetto Costabile Cerone, che da anni si occupa di Archeologia Industriale. “La fabbrica dei laterizi – afferma Alfieri – dismessa intorno al 1970, è stata parte caratterizzante dell’economia e dello sviluppo della città per circa un secolo e rappresenta, ancora oggi, un elemento significativo della storia e dell’identità culturale della comunità agropolese. E’ con questa consapevolezza che dopo averla riconsegnata ai cittadini, ne finanzieremo il suo recupero. La struttura per la sua posizione, il suo stato di conservazione e la sua tipologia amplierà l’offerta culturale della città che già oggi offre al turista una straordinaria rete turistica e museale: il Palazzo Civico delle Arti, il Castello ed il borgo bizantino, e presto, la fornace, raccontano con rigore e completezza a pubblico e cittadini, le più avvincenti tappe della nostra storia”.

Lo stabilimento si può considerare il risultato della sinergia tra una corretta analisi del nascente mercato industriale e la volontà di affrontare un investimento coraggioso, con un nuovo e più efficiente impianto, da parte di un imprenditore attento e motivato, il cilentano Pierluigi del Mercato. La fornace di Agropoli, realizzata già nell’innovativa variante a pianta ellittica, inizia la sua instancabile produzione di mattoni nel 1891, e si colloca, per questo, nel novero degli impianti pionieristici del nascente Stato unitario. All’indomani dell’Unità d’Italia, quando furono avviati i lavori dei vari tronchi delle Ferrovie di Stato, l’Ente, per costruire gli uffici, i muretti, i caselli, i ponti, lungo la tratta Battipaglia – Paola, si servì del materiale prodotto nella fornace della cittadina cilentana; ed ancora oggi sono ben visibili nel territorio alcune delle sue più imponenti realizzazioni. In pochi anni, la fabbrica diventò una realtà articolata e complessa, che già dopo la Grande Guerra, cominciò a presentare i primi, seri, problemi di gestione. Proprio ora, che ad una enorme quantità di mattoni prodotti corrispondeva un notevole risparmio sul tempo di costi di trasporto dell’argilla, del carbone e dei prodotti finiti, i convogli ferroviari viaggiavano con maggiore difficoltà. E benché tutto il materiale, fosse ormai destinato ad essere caricato sui treni o imbarcato dal piccolo approdo della Licina, ed ivi trasportato con un sistema di binari di servizio tra lo stabilimento, la stazione e il pontile a mare, i documenti raccolti dai curatori, raccontano di inconvenienti, sempre più frequenti, nel rispettare le scadenze di fornitori ed operai.

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Le fotografie che ritraggono fornaci italiane dei primi del Novecento, anche importanti, mostrano aie piene di mattoni fabbricati a mano, con lunghe corsie di trasporto ed ampi spazi per lo stoccaggio del materiale. E’ proprio in questo periodo, che la ditta del Mercato, per migliorare la qualità e la quantità della produzione, iniziò a dotarsi delle prime macchine per laterizi, affiancando alla lavorazione manuale quella meccanica, con un notevole aumento della produttività dello stabilimento. Alla fine degli anni trenta, la capacità di produzione della fornace di Agropoli era costantemente attestata su tre milioni di pezzi annui. La fabbrica di Campamento, nata in sostituzione dei vecchi impianti e con l’intento di soddisfare le continue richieste di materiale da costruzione che le strutture artigianali di Vigna Grande e di Madonna del Carmine, in funzione già dal decennio precedente, non riuscivano ad esaurire, radicò ad Agropoli, per circa un secolo, un patrimonio di tecniche e di esperienze, diventando, di fatto, un volano per lo sviluppo economico del Cilento.

LA MACCHINA DEL FUOCO. LA FORNACE DI AGROPOLI DA IMPIANTO PRODUTTIVO

A MUSEO DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

Agropoli – XIV settimana della cultura, 19 aprile 2012, ore 11.00

Palazzo Civico delle Arti – sala conferenze

Mostra a cura di Costabile Cerone e Laura Del Verme

ricerche storiche e d’archivio: Pierfrancesco Del Mercato

fotografie: Antonio Abbruzzese

le foto d’epoca sono state gentilmente concesse da Nicola Ventre, Mario Sarnicola, Beniamino del Mercato, Aniello Buccino, Pierfrancesco del Mercato.

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