Il Museo EDF Electropolis di Mulhouse nacque nel 1992 per salvare dalla distruzione un generatore di vapore a corrente alternata Sulzer-BBC, fiore all’occhiello del patrimonio industriale e tecnico di Mulhouse, che fornì energia elettrica alle filature DMC (Dolfus, Mieg e Co.) dal 1901 al 1953. Questo monumentale gioiello della tecnologia del peso di 170 t, esiste ancora oggi grazie ad un gruppo di volontari che, fin dal 1978, si adoperarono per la salvaguardia del macchinario, costituendo poi nel 1980 l’Associazione per il Museo dell’Energia Elettrica (AMELEC). La macchina a vapore Sulzer, fu prodotta a Winthertur (Svizzera), mentre l’alternatore Brown-Boveri e Co. (BBC) proveniva da Mannheim, in Germania. Insieme illustrano la fase di transizione tecnologica tra l’uso del vapore, la principale fonte di energia all’inizio dell’era industriale e l’elettricità, corrispondente al secondo periodo industriale. Il sistema prevedeva l’utilizzo di una serie di forni in grado di erogare vapore a una pressione di 12 bar che spingeva i quattro pistoni della macchina a vapore contenuta nei quattro cilindri, per azionare infine l’enorme ruota dell’alternatore. Quest’ultima agiva anche come volano, infatti la sua massa stabilizzava il delicato movimento della macchina, capace di fornire corrente alternata tramite i suoi 72 elettromagneti, alimentati da corrente continua proveniente da un eccitatore. A partire dalle 4 del mattino, gli operatori delle caldaie caricavano carbone in modo da raggiungere la pressione richiesta entro le 7 del mattino, lavorando in condizioni difficilissime a causa del calore e dell’anidride carbonica, che rendeva l’aria irrespirabile. Alle 6 arrivavano i macchinisti, incaricati di preparare la macchina e garantirne il corretto funzionamento per l’intera giornata, mentre gli oliatori si prendevano cura di lubrificare i 315 punti di lubrificazione ogni mezz’ora. Oggi, al posto delle caldaie, ci sono due motori elettrici a dare vita al motore che per funzionare correttamente durante le visite. richiede comunque l’applicazione di lubrificanti ogni ora ai numerosissimi punti di lubrificazione e agli ingrassatori. La velocità di rotazione è stata ridotta precauzionalmente a 21 giri/min, ovvero quattro volte in meno rispetto al 1901.
Il Museo EDF Electropolis è stato completamente rinnovato nel 2003 ed oggi offre più di 1500 m² di esposizione permanente, dove a rotazione sono presentati 1.000 dei 12.000 oggetti preservati nei magazzini, presentando l’elettricità nelle sue diverse dimensioni: storica, sociologica, tecnica, economica e culturale. La collezione, unica in Europa, combina oggetti legati alla scoperta scientifica dell’elettricità e delle sue applicazioni industriali, dalle macchine elettrostatiche agli alternatori e oggetti provenienti dalla sfera domestica che illustrano i cambiamenti radicali che hanno avuto luogo nel secolo scorso. nel campo del comfort domestico, della comunicazione e degli audiovisivi.
https://youtu.be/IvlsN8VJcGw
Questo risultato è stato ottenuto grazie al fondamentale contributo della Électricité de France (EDF), la maggiore produttrice e distributrice di energia in Francia, che crede fermamente nel recupero di importanti testimonianze dell’archeologia industriale, dove gli edifici storici ed i vecchi impianti accolgono regolarmente moltissimi artisti in spazi culturali davvero unici, come l’ex sottostazione elettrica di Sèvres, costruita a Parigi nel 1910 dall’architetto Paul Friesé, divenuta, nel 1990, lo spazio EDF Electra. Allo stesso modo, la Fondazione ha avuto il merito di preservare l’EDF Bazacle, una centrale idroelettrica sulla Garonna, trasformata in uno spazio espositivo nel cuore di Tolosa. Grazie al sostegno dato alle pubblicazioni ed ai convegni, attraverso le borse di studio offerte agli studenti, raccogliendo la memoria degli protagonisti dell’avventura elettrica, l’istituzione contribuisce ad arricchire le conoscenze della storia dell’elettricità, una cultura in gran parte sconosciuta che merita di essere conosciuta e tramandata alle generazioni successive.